EDUCAZIONE BENE COMUNE A TUTTA UN’ALTRA SCUOLA – Vaiano 10/11 settembre 2016
16 luglio 2016 - Senza categoria
Riportiamo qui di seguito l’intervista sul Progetto “Educazione Bene Comune” pubblicata in data 13 luglio 2016 sul sito di “Tutta un’altra scuola“. L’intervista è stata fatta dal gruppo promotore dell’iniziativa, coordinato da Terra Nuova, in preparazione della seconda edizione della manifestazione che si terrà a Vaiano il 10 e 11 settembre 2016, manifestazione alla quale anche noi di Educazione Bene Comune parteciperemo con un progetto di “giornalismo educativo”, volto a raccontare la manifestazione e ad indagare il Senso dell’educazione attraverso i suoi protagonisti.
Educazione Bene Comune è un progetto pedagogico di Educazione Sociale, Popolare e Comunitaria. Lo raccontano i promotori.
«Per educazione noi intendiamo il cammino intenzionale, integrato e continuo che ci permetta di formarci e costruirci come Soggetti e come Comunità, sostenendo apertamente una difficile e rischiosa ricerca di nuovi rapporti autenticamente umani» spiega Alberto Contu di Educazione Bene Comune, che sarà a settembre a “Tutta un’altra scuola”.
«Il Blog del progetto Educazione Bene Comune “Incontri, scenari ed educazione militante” sarà presente a Tutta un’altra scuola come una sorta di “agorà virtuale e non”, elemento di costruzione di relazioni attraverso interviste, articoli e piccoli report scritti e audio, grazie anche alla piattaforma web radio con la quale siamo legati (www.Socialsounds.it) spiega Alberto. «Faremo una sorta di “giornalismo educativo”, non solo per riportare conoscenze e informazioni, ma come atto educativo in sé, che racconta e promuove una rete di legami con persone, collettivi e progetti che ci permettono di indagare qual è il Senso dell’educare e cos’è una Comunità, un trait d’union con quelle esperienze che ci sembrano significative, affini e migliori alla nostra».
«La nostra – prosegue Alberto – è una visione dell’educazione come fenomeno sociale, perchè siamo convinti che questa avvenga “in società” e non solo a scuola e nei circuiti tradizionali del sistema formativo; il senso sta nel rioccuparci come uomini e donne dei temi fondamentali della vita, per tentare di resistere all’attuale ordine socio-economico ed immaginarci nuove forme di Comunità. Una nuova organizzazione fisica, politica, culturale ed educativa delle nostre città (intese come ambienti di vita quindi) non può che avere per noi un carattere popolare, che abbia nella sua elaborazione “dal basso” la sua ragione d’essere e non solo una metodologia privilegiata. Educazione di “strada” per noi significa educare a partire dai rapporti di produzione esistenti, per non formarci e formare ottimi cittadini anche con ottime e affascinanti narrazioni e metodologie mentre “tutto il mondo va in rovina”. La strada” diventa quindi il milieu in cui ri-andare, un’ambiente fisico e sociale da rioccupare per incontrare “nella verità” della quotidianità le persone, i cittadini giovani ed adulti e per riattivare da subito un rapporto dialettico con essi. Appare da subito evidente il carattere comunitario di una tale militanza educativa. Una Comunità intesa non in senso mitico e data come presupposto, ma come processo, come trasformazione e prassi sociale e politica».
«Intendiamo mettere al centro della nostra ricerca e azione pedagogica i Beni Comuni e questo significa:
– ri-occuparci della città, delle persone e delle relazioni tra essi;
– modificare i rapporti sociali oppressivi in pratiche liberatrici;
– imparare ad autorganizzarci e ad autoformarci con apprendimenti cooperativi e solidali.
Il nostro tentativo è quello di educarci individualmente e collettivamente al cambiamento e alla trasformazione sociale, contro il mantenimento dello status quo. In questo la categoria dei Beni Comuni è utile perché permette di situarci e di indagare le profonde e affascinanti interrelazioni tra Pedagogia e Politica e di spostarci continuamente tra teoria e prassi. Sappiamo bene che anche il miglior progetto educativo e/o sociale non è autosufficiente nel “cambiare il mondo” e siamo consapevoli di quanto sia fondamentale lavorare contemporaneamente sul piano formativo e su quello strettamente politico, come al tempo stesso sia opportuno intrecciare percorsi di studio teorici ad azioni pratiche. Proprio per questo Educazione Bene Comune è un percorso che tiene insieme ricerca e azione pedagogica e che a livello locale è strettamente legato con “Officine di Resistenza”, collettivo politico anticapitalistico. Vorremmo però aprirci in un ottica di scambio e rete più grande di quella locale con tutte quelle realtà sociali e politiche che condividono e che attuano molto meglio di noi pratiche di resistenza e che si impegnano per creare alternative economiche, sociali e culturali all’attuale ordine neoliberista».
«La proposta di Educazione Bene Comune è quella di un percorso di progettazione delle Politiche Educative e Giovanili di stampo Pubblico, ma con una gestione totalmente rinnovata ed incompatibile con la logica del profitto dei privati, quanto con una mera azione dello Stato, che in molti casi riproduce modalità organizzative che possono portare all’esclusione di quel Bene, affini a quella privata. La logica non è assolutamente quella della sussidiarietà nei confronti delle istituzioni pubbliche locali e internazionali strette e responsabili dei tagli allo Stato Sociale, ma quella di una seria opera di democratizzazione delle scelte che riguardano la vita delle persone, tra cui appunto l’Educazione. Questa impostazione delinea anche una nuova sperimentazione innovativa dell’operatore sociale, al quale ormai sempre più sono richieste prestazioni d’opera e mere esecuzioni di servizi e il quale è costretto a guadagnarsi da vivere con finanziamenti privati su i progetti in cui è impiegato e a convivere con la stabilizzazione della precarietà contrattuale. L’operatore, nell’ottica di un’educazione sociale, popolare e comunitaria si prefigurerebbe sempre più come operatore di Comunità, chiamato a stimolare riflessione, senso critico e attivazione di percorsi partecipativi in un rapporto dialettico e a stretto contatto con i cittadini».
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