Laboratori pedagogici

Le Politiche Giovanili e l’Educazione come Beni Comuni tenterebbero l’ambizioso e delicato compito di fornire le coordinate teorico-pratiche per la formazione dei giovani cittadini, considerandoli in quanto Soggetti, che in maniera democratica e dialogica (con l’educatore) partecipano attivamente alla loro crescita e alla vita pubblica della città.

CANTALAMAPPA

Il libro Cantalamappa del collettivo Wu Ming per stessa ammissione dei suoi autori è un “libro per sovversivi dagli 8 ai 108 anni”. Tra le ragioni sociali di questo gruppo di scrittori bolognesi c’è “il raccontare storie con ogni mezzo necessario” tentando di costruire racconti alternativi a quelli del potere. La loro opera quindi ci è parsa un’ottimo modo di interpretare la militanza e soprattutto ci pare che indichi una strada, che noi nel nostro piccolo e con le dovute e necessarie differenze ci piacerebbe riproporre e reinventare, nel nostro campo d’azione: l’Educazione.

Il libro Cantalamappa quindi per noi è diventato un laboratorio pedagogico, non tanto perchè sarà un laboratorio di scrittura o di lettura, ma perchè da un punto di vista di strategia metodologica utilizzeremo alcune storie contenute per promuovere una serie di incontri con collettivi locali, famiglie, bambini e bambine, ragazzi e ragazze per realizzare quattro giornate di “educativa di piazza” dove affronteremo, attraverso modalità formative ed aggregative quattro nodi, quattro temi strettamente legati al nostro territorio,ma collegandoli ad altri di livello nazionale, in un’ottica critica e problematizzante. Insomma tenteremo di “educare ad un altro punto di vista” alternativo a quello dominante, che è sempre fatto di dubbi, di domande e non di risposte pre-confezionate utili a perpetuare il dominio

IN-FORMAZIONE AL LAVORO

Come in una bellissima introduzione nel libro Prima Educare L.Monti (pedagogista e direttore della rivista Gli Asini) ci induce a pensare che educare è “crescere individui liberi in una società libera” pensiamo che “camminare domandando”,mettendo sempre in discussione le scelte che ci vengono imposte sulle nostre teste, sia il primo fondamentale passo per una persona per riconoscersi come Soggetto. Per questo da gennaio inizieremo un laboratorio-percorso formativo con una quindicin-ventina di adolescenti e giovani, che stanno finendo il percorso scolastico o che già sono impiegati in maniera discontinua nel mondo del lavoro.

La precarietà oltre a non permetterci di poter immaginare e vivere una vita serena e degna, ci fa piombare in una condizione esistenziale di incertezza e paura. La precarietà inoltre esercita inoltre un potere enorme, che ci induce a passare la stra-grande parte del nostro tempo nel ricercare assiduamente una mansione lavorativa o un qualche forma di reddito che ci permetta di vivere. Questo dato è fortemente e negativamente incisivo nella qualità della nostra vita individuale e sociale. In particolare molti giovani (ma non è solo una condizione generazionale) sono costretti e ricattati quindi ad accettare forma collaborative segmentate, prive dei minimi diritti fondamentali (ferie e mutua) quando non palesemente irregolari. Il tutto con l’assoluta perdita del significato “emotivo” e sociale dell’eseguire una professione o esercitare una determinata opera lavorativa.

Inoltre essendo sprovvisti di una minima conoscenza delle regolamentazioni governative che determinano questa realtà si trovano praticamente impossibilitati ad esercitare una qualsiasi forma di sovranità sulle scelte che riguardano la loro vita.

Per tentare una prima “coscientizzazione” rispetto a tutto ciò da gennaio inizieremo un laboratorio-percorso formativo con una quindicina-ventina di adolescenti e giovani, che stanno finendo il percorso scolastico o che già sono impiegati in maniera discontinua nel mondo del lavoro, per educarci in maniera critica e fondamentale sul Senso e sulla qualità del lavoro, partendo proprio da una iniziale e basilare conoscenza dell’attuale legge che regolamenta il mondo lavorativo (il cosidetto Jobs Act).

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