OFFICINEMA : Educazione che opprime, educazione che libera

8 febbraio 2016 - Eventi ed incontri pubblici

Educazione Bene Comune è una pratica di comunità che tiene insieme una politica anticapitalista partita dal basso e una progettualità educativa strettamente collegata ad una diversa idea di mondo. Come i laboratori educativi Cantalamappa e In-formazione al lavoro (link), che sono rivolti a bambini, ragazzi e giovani adulti, OffiCinema si pone l’obiettivo di collegare le lotte intraprese in questi anni, da quella per l’acqua (link)  alla rivendicazione dei diritti dei lavoratori sociali, in particolare per gli operatori di Cam, Spazio Aperto ed Estate ragazzi (link) ad una pratica di auto-organizzazione comunitaria, culturale ed educativa.

Andare al cinema diventa uno strumento di auto-formazione di comunità in quanto luogo collettivo e aggregativo (un ringraziamento particolare al Cinema Moretta) e la scelta dei film punta a evidenziare alcune nostre domande fondamentali: Come svegliare le nostre coscienze per ribaltare l’esistente? Come fermarci a riflettere sul nostro stato di vita e sulle esistenze possibili? Come riuscire a non essere solo autoconsolatori diventando agenti concreti di cambiamento?

In quest’ottica i film diventano un altro strumento per indagare la filosofia e la pratica dei beni comuni in educazione e quindi unire lavoratori (e militanti educativi e politici), genitori, bambini e cittadini interessati per immaginare insieme una realtà sociale non oppressiva.

In programma tre proiezioni, tre diversi punti di vista, tre diverse lenti di ingrandimento su alcuni aspetti e realtà dell’educazione.

87 ORE: GLI ULTIMI GIORNI DI FRANCESCO MASTROGIOVANNI

di Costanza Quatriglio

Apparentemente la morte di Franco Mastrogiovanni, legato ad un letto del reparto psichiatrico di Vallo della Lucania per 87 ore (81 da vivo, 6 dopo il decesso), pare una tragedia da confinare nel perimetro della trattazione specialistica, per quanto appassionata, riguardante la liceità e i limiti del Trattamento Sanitario Obbligatorio. Qualcosa di lontano dal nostro quotidiano, una storia “da matti”. Così non è.

In questa vicenda è facile cogliere ed isolare due elementi costitutivi della trama del nostro vivere associato: la violenza delle istituzioni e la solitudine dell’oppresso. La loro pervasività trascende i limiti delle istituzioni totali: non è solo nelle carceri, nelle caserme e nei “manicomi” che questa polarità alligna e si consolida. Basta volgere lo sguardo, tra mille esempi possibili, alla solitudine di una famiglia sotto sfratto che si umilia in code inutili per mendicare un diritto all’assessore di turno; o alla solitudine del disoccupato che spende il suo tempo nella ricerca affannosa di un padrone purchessia. Due condizioni esistenziali, private di qualunque valenza politica nel deserto di questi anni, che si scontrano di fronte ad una violenza più “pulita” e levigata, meno estrema e definitiva di quella che ha ucciso Franco, ma comunque dotata di una carica escludente e degradante.87 ore l E dotata pure della pretesa di uno statuto morale, che si fonda sulla disumanizzazione della persona, trasformata in un errore, in uno scarto del geometrico ordine sociale, in un legno storto da raddrizzare. E’ la stessa logica del terrorismo: prima di uccidere, si spoglia la vittima della sua unicità di persona, la si trasforma in un simbolo, in una categoria. E’ così che gli sportelli dei servizi sociali possono diventare tribunali in cui si giudica la moralità del possibile oggetto dell’assistenza, è così che un reparto psichiatrico può diventare l’esatto opposto di un luogo di cura e ricovero. Franco Mastrogiovanni era considerato un rompiballe anarchico. Posta la premessa, tutto discende con inumana burocratica inerzia. Non si stringe relazione con un uomo, si prende “in carico” un piantagrane. Se lo è voluto, amen.

In questo documentario la violenza di classe che schiaccia i lavoratori si esprime allo stato puro. Riconoscere i dispositivi di potere sottesi alle relazioni che viviamo e agiamo, sottrarci ad essi riscoprendo il nostro senso di responsabilità e la nostra capacità di opposizione: è un impegno difficile, ma è uno dei pochi che valga la pena assumere.

IL BAMBINO CHE SCOPRI’ IL MONDO

di Alè Abreu

Se per Educazione intendiamo (anche) il percorso di crescita e cambiamento personale che ci porta ad essere adulti (e quindi responsabili di noi stessi e degli Altri), unito alla scoperta del il bambino che scoprì il mondomondo che ci circonda e all’azione in esso per trasformarlo democraticamente, allora Il Bambino che scoprì il mondo potrà essere un utile strumento pedagogico in chiave liberatrice, perchè ci pone pone proprio davanti all’avventura di una vita che sboccia tra aspetti personali e dinamiche sociali.

Questo è un film “per tutte le fasce d’età, perchè ognuno ci può trovare un livello di lettura della contemporaneità adeguato a sè e alla propria capacità di decodificazione” e quindi è un film politico perchè vengono offerte numerose “riflessioni sul mondo del lavoro, sui diritti umani, sull’ecologia, sulla povertà” e sulla necessità di riconoscere il cattivo potere, il brutto e l’inumano per combatterli, rivoltarli e non disperarsi e perdersi in essi.

Le numerose immagini “ad Altezza di bambino” spingono noi educatori, genitori e adulti in generale nello sforzo di ricordare e rivedere il mondo e la vita come la vedevamo qualche tempo fa, quando eravamo noi alla “scoperta”, senza però abbandonarsi ad una facile, edulcorata e appiattita idea dell’infanzia e della gioventù.

Quindi la “scoperta” del bambino e dei bambini, diventa la scoperta di tutta una Comunità che si vuole rinnovata, partecipata e autenticamente democratica.

GENITORI

di Alberto Fasulo

La macchina da presa usata come un tratto d’unione, come un tramite delicato,attento e responsabile della vita altrui;una tecnica e una tecnologia usata dal regista Alberto Fasulo per “entrare” in modo nonviolento e non fagocitante in relazione con un gruppo di genitori che si “aprono” e condividono le loro storie, anche molto difficili. Già solo per questo motivo Genitori andrebbe usato e studiato nelle Università e nei corsi dove si formano i futuri educatori e insegnanti per far capire la “magia” dell’entrare in relazione (non necessariamente d’aiuto) con gli altri e sul come usare gli strumenti e le pratiche formative in maniera consapevole e non degradante per i nostri interlocutori.

genitoriIl documentario è una raccolta di narrazioni da parte di un gruppo di famiglie (che hanno un figlio o un parente disabile) di San Vito al Tagliamento che da venti anni si incontra e fa comunità per condividere vita, confrontarsi e sostenersi nel ruolo di genitori.

Lo abbiamo scelto perchè rappresenta un esempio perfetto di autorganizzazione educativa, che ha permesso alle persone protagoniste del film di riconoscersi e di affrontare insieme questioni fondamentali per la crescita dei loro figli.

Il nostro intento è quello di incontrare e chiamare a raccolta tutti i genitori che pensano che la crescita dei loro piccoli ( e di loro stessi come padri e madri) non sia solo un affare famigliare o da affidare ad esperti, tecnici o (pseudo)agenzie educative che si pongono come offerta di mercato, ma sia una (la) questione comunitaria.

La nostra proposta di richiesta di Tavolo di confronto sulle Politiche Educative (link), che tiene insieme diritti e continuità lavorativa per gli operatori sociali con un’impostazione partecipata e condivisa con genitori, cittadini interessati, bambini e ragazzi oltre agli Enti e Associazioni responsabili delle attività, parte proprio dal presupposto dell’autorganizzazione comunitaria non sussidiaria alle attuali politiche pubbliche di austerity e tagli, ma di implemento di esse.

Come forse saprete le istituzioni (Comuni e Consorzio) ci hanno negato questo percorso, noi non ci fermiamo e con questo film vogliamo mostrarvi che sperimentazioni politico-educative alternative possono non solo aiutarci nell’affrontare la quotidianità con i suoi risvolti problematici o meno, ma insegnarci quella pratica democratica sempre più in disuso nel panorama sociale attuale.

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