Beppe GIORELLO presenta Associazione Educazione Bene Comune

30 marzo 2015 - Blog

C’era una volta la Comunità, o almeno in alcuni momenti (non sempre) si viveva un vero senso di comunità. I ‘luoghi’ più significativi di questo senso di comunità erano certamente quelli legati all’aiuto reciproco (nel lavoro), il senso di prossimità e il gusto per la compagnia, la condivisione (anche e soprattutto nella povertà). La comunità era un ‘ambiente’ che spontaneamente educava i nuovi uomini, i ragazzi e i giovani. Solidarietà, in sintesi, poteva essere la parola chiave.

Invece, nell’organizzazione capitalistica attuale della nostra società, le parole che potrebbero riconoscersi come preminenti sono l’individualismo, il conformismo e soprattutto la competizione verso un successo personale che a volte nemmeno soddisfa appieno, perché legato a mode e a stili che ci vengono imposti da altri, con la ricerca di una crescita impostata sul profitto e non su valori e beni che sono di tutti e alla portata di tutti.

Anche oggi non si può fare a meno di parlare di educazione, ma si tende sempre più a rilegarla come una ‘preparazione’, un adeguarsi ad un domani dove si esige la necessità di emergere, di competere, di privilegiare chi è più forte. La meritocrazia non è più un valore al servizio della comunità, ma esclusivamente un obiettivo privato di competizione. Questo lo si legge negli avvenimenti globali della società mondiale (la cosiddetta globalizzazione), ma lo sentiamo molto anche nelle nostre piccole realtà. Ormai lo si vede benissimo – che anche noi – siamo vittime di questo sistema che rende menefreghisti ed egoisti. Tutto questo però non è inevitabile.

Prendiamo ad esempio le politiche giovanili, non possiamo accettare che le teorie giuste che molti operatori preparati e servizi efficienti predicano, siano confutate poi da scelte che ispirano allo sfruttamento e alla guerra tra poveri. Si sente la necessità e la voglia di provare a cambiare queste cose e questo lo si può solo fare insieme.

Non solo gli educatori (professionisti) possono e sanno educare, tutti abbiamo la possibilità e il dovere di contribuire a questo. Nella comune responsabilità, nella necessità dell’ascolto di tutti, nella decisa, precisa e continuativa presa di posizione verso le istituzioni, che sovente si appropriano dei nostri beni comuni essenziali.

Quindi la proposta: un’Associazione, cioè incontro reale di ragazzi, giovani, adulti, educatori.

Per ‘vedere’ l’educazione come bene comune, è indispensabile che l’Associazione sia fin dal principio (nel suo costituirsi) intreccio di generazioni, dove ogni parte ha e deve esercitare a pieno il suo potere. Solo così potrà suscitare anche in altri contesti e in altri luoghi questo carattere ‘dal basso’ che le è proprio. Che in fondo, non è altro che riconsegnare a tutti la qualità propriamente umana del generare in Altri le parti fondamentali (elementari) che caratterizzano l’uomo.

Beppe Giorello

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