OPERAI DEL SOCIALE: Alcune riflessioni di Emanuele, operatore presso una comunità che accoglie persone disabili

14 marzo 2016 - operai del sociale

Mi chiamo Emanuele e lavoro come operatore presso una comunità che accoglie persone disabili. In questo breve testo vorrei condividere alcune riflessioni su quali siano i compiti ed i doveri che dovrebbero assumersi gli operatori che lavorano in strutture quali comunità, gruppi appartamento, centri diurni.
In ognuna di queste strutture naturalmente si cerca di far vivere il meglio possibile i propri ospiti: a seconda dei luoghi e delle mansioni previste si propongono attività che possano interessare agli utenti, con loro si organizzano uscite, li si accompagna a visite mediche, insieme a loro si preparano i pasti, si fanno le pulizie… Si cerca di lavorare insomma perché gli ospiti possano raggiungere il maggior grado possibile di autonomia nella loro vita.
Un compito a cui però si rischia spesso di dare poca importanza è quello di difendere i diritti delle persone di cui ci si prende cura quando il contesto sociale si dimostra ingiusto nei loro confronti.
Ad esempio, è purtroppo capitato molto spesso in questi anni che ospiti di comunità e gruppi appartamento siano stati costretti a rinunciare alle attività svolte presso i propri centri diurni: infatti, per motivi di sostenibilità economica, con la legge della “doppia frequenza” la possibilità di frequentare i centri diurni è stata limitata esclusivamente alle persone disabili che vivono in famiglia.
Per far fronte a ciò nelle comunità si è allora cercato in questi ultimi anni di creare laboratori e attività per gli ospiti che non possono più frequentare i centri diurni: tuttavia, nonostante tutta la buona volontà, la creatività e l’impegno degli operatori, sicuramente non si può pensare di poter offrire tutti quegli elementi che un centro diurno dà ai propri utenti (il poter uscire ogni giorno dalla comunità, il creare presso i centri diurni altri legami di amicizia oltre a quelli con i propri compagni di struttura, lo svolgere attività arricchenti e gratificanti…)
Quanti però tra gli operatori hanno pensato di protestare e di far sentire la propria contrarietà a questa legge ingiusta, che va chiaramente contro l’interesse delle persone di cui ci si prende cura? Non sarebbe opportuno in questi casi almeno segnalare l’assurdità di queste scelte all’opinione pubblica, magari mandando lettere ai giornali? Penso che questo sarebbe uno dei compiti propri degli operatori sociali, perché questi sono tenuti a far vivere il meglio possibile i propri ospiti: il non poter più frequentare i centri diurni li fa sicuramente stare peggio di prima, ed è ovviamente un fattore che può avere come conseguenza il peggioramento del comportamento e dell’umore degli ospiti (problema a cui magari poi si cerca di far fronte esclusivamente aumentando i dosaggi di psicofarmaci o adottando punizioni).
Il caso del non poter più frequentare i propri centri diurni è chiaramente solo uno tra i molti altri che si potrebbero qui riportare: tanti sono gli esempi di scelte e leggi ingiuste a cui si è assistito in questi anni, causate dai tagli scellerati di risorse al sociale e da una crisi che i nostri ospiti non hanno minimamente causato. Anzi, un compito ulteriore per gli operatori sociali sarebbe allora quello di cercare di rendere consapevoli gli ospiti dei propri diritti e delle ingiustizie che invece stanno subendo.
In realtà, però, a pensarci bene non dovrebbero essere solo coloro che lavorano nell’ambito del sociale a manifestare la propria contrarietà a leggi come quella della “doppia frequenza” (a questo proposito anch’io penso di non aver fatto assolutamente tutto quello che potevo in questi anni). Innanzitutto, tutti noi cittadini dovremmo fare sentire la nostra voce, perché a tutti può capitare di diventare disabili (anche solo per il fatto che si diventa anziani). E in ogni caso, se ci si sente parte di una comunità, non si può permettere che ci si continui ad accanire sui membri più fragili della società: leggi come quella della “doppia frequenza” non sono frutto di casualità, si tratta di ingiustizie che aumentano ogni giorno di più. Contro di esse e contro coloro che le hanno decise e prodotte penso che almeno si dovrebbe manifestare la propria contrarietà.

Emanuele

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